Sedrina, 20 gennaio 2013 - Sul progetto di una discarica di amianto a Sedrina in Val Brembana, Legambiente si riserva di esaminare i documenti depositati in Regione lo scorso 3 dicembre dal gruppo Unicalce, che vorrebbe trasformare la cava Santa Barbara, impianto di estrazione della calce in esaurimento, in un deposito controllato di rifiuti contenenti amianto, del tipo «speciale non pericoloso» (materiali resinoidi o cementizi, opportunamente pretrattati, che contengono la fibra fuorilegge dal 1992).

«Dato che parliamo del versante di una montagna occorre prestare attenzione alla situazione geologica», chiarisce il presidente lombardo dell’associazione Damiano Di Simine, riferendosi al problema di franosità del «Gnocco», lo sperone di roccia che sovrasta la cava, denunciato da Agostino Lenisa, sindaco del Comune prealpino. «Ricordiamoci che una volta colmato il buco con l’amianto non si tocca più, dovrà restare lì per sempre», chiarisce Di Simine. E qui c’è l’altro problema della riconsegna della cava una volta esaurita al Comune, prevista da una legge regionale e da una convenzione approvata dal consiglio comunale di Sedrina. Che in settimana si riunirà per affrontare la questione.


Legambiente non è contraria a priori all’apertura di discariche di amianto in Lombardia, che in attesa di un sistema alternativo (l’inertizzazione attraverso speciali forni è ancora allo stadio sperimentale, la bresciana Aspireco ad esempio ha testato un processo ad Arborea in Sardegna) al momento viene smaltito interamente in discariche all’estero, soprattutto in Germania. E a caro prezzo, ricorda il presidente di Legambiente, «sottraendo risorse alle bonifiche. Lo stoccaggio, oltretutto, non è il problema principale, se non avviene troppo vicino ai centri abitanti e alla falda acquifera, come nel caso della cava Vailata di Treviglio. Le grandi criticità sono legate alle fasi di trasporto e movimentazione, come dimostrano i sequestri delle discariche di Montichiari e di Brescia».


Ma il problema è che «la Regione dovrebbe pianificare, individuare i siti idonei per le discariche, invece di aspettare le iniziative dei privati che hanno un buco da riempire, limitandosi a vagliarle». Concorda Edoardo Bai, del comitato scientifico di Legambiente: «La Regione e la Provincia dovrebbero fare il loro mestiere, cioè governare, prendere decisioni e risponderne. E siccome nessuno fa i salti di gioia all’idea di vivere vicino a una discarica di amianto, le popolazioni dovrebbero essere coinvolte e interpellate prima di fare le scelte, e non dopo essere intervenuti d’autorità».
 

giulia.bonezzi@ilgiorno.net