Bergamo, 9 gennaio 2013 - I vertici ricuciono rapporti politici che, con il Governo Monti sostenuto dal Pdl e osteggiato fino all’ultimo dalla Lega Nord, parevano irrimediabilmente compromessi e la base sussulta. Dietro le quinte degli annunci ufficiali – sorrisi e strette di mano – c’è molta maretta nel centrodestra che si prepara alle elezioni politiche e, soprattutto, con il voto regionale cerca di riconquistare il Pirellone dopo l’infelice uscita di scena dello storico Governatore, Roberto Formigoni e della sua giunta, travolta dalle inchieste giudiziarie.


Perché il nuovo “matrimonio” siglato dal leader del Popolo della libertà, Silvio Berlusconi, e dal segretario federale del Carroccio, Roberto Maroni (che ha così ottenuto il sostegno forse determinante per la candidatura alla poltrona più alta della Lombardia) è sì considerato da molti osservatori “indispensabile” per riacciuffare qualche possibilità di vittoria nella corsa verso Palazzo Chigi. Ma, al tempo stesso, anche in Bergamasca fa storcere la bocca a tanti. Soprattutto dentro il movimento padano che, dopo la rottura col Pdl del dicembre 2011, aveva a gran voce auspicato «mai più con Berlusconi».


Invece... «Invece – ammette il segretario provinciale lumbard, Cristian Invernizzi – abbiamo voluto consolidare le nostre possibilità di successo. Il dato reale è che, in Lombardia, dopo 12 anni voteremo insieme un candidato presidente, Maroni, che è della Lega. E’ pacifico che tutti avremmo preferito una corsa solitaria. Ma adesso quello che conta è l’obiettivo. E la fiducia in Roberto Maroni è massima». Realpolitik, dunque, su cui tuttavia, nonostante l’esplicito plauso arrivato dal deputato bergamasco Giacomo Stucchi, qualche incognita rimane: «Intesa per le Regionali – avvisa infatti Invernizzi – non significa automaticamente ritorno all’alleanza totale. E’ stato fatto un passo avanti importante. In futuro, per le singole amministrazioni, si vedrà». E così pure per Roma, dove a un Berlusconi che ha indicato in Angelino Alfano il proprio candidato premier, Maroni ha risposto mettendo avanti a tutti l’ex ministro Giulio Tremonti che con il Cavaliere da oltre un anno ha rapporti quantomeno “freddi”.


Anche tra le fila del Pdl di Bergamo, però, è palpabile la tensione che cova sotto le dichiarazioni ufficiali. Persino un uomo abituato a stemperare e a limare il proprio pensiero, come il coordinatore provinciale Angelo Capelli, vicino all’ala formigoniana del partito, ammette che sull’intesa con la Lega «qualche amarezza nella base c’è» e rimarca, «l’istanza al cambiamento che arriva da tutto l’elettorato e che non verrà di certo disattesa». In quale modo la si realizzerà, invece, è tutto da vedere. Per il momento le seconde linee del Pdl preferiscono il silenzio: nelle prossime ore si giocherà la partita decisiva della scelta dei candidati, per Milano e Roma. Solo allora si potrà capire davvero quale fisionomia, in un clima di generale incertezza, ha deciso di darsi il centrodestra.

di Alessandro Borelli