di Gabriele Moroni
Bergamo, 24 novembre 2012 - È stato un coltello l’arma usata per ferirla con fredda ferocia. L’ombra delle sevizie. Il sospetto che la sua agonia, nell’abbandono di quel campo incolto, sia stata ancora più lunga e si sia protratta per l’intera notte. Due anni dopo. A due anni dalla morte di Yara Gambirasio emergono nuovi particolari. Tutti rendono se possibile ancora più tragica e penosa la fine della tredicenne di Brembate di Sopra, scomparsa la sera del 26 novembre del 2010 all’uscita del centro sportivo per essere ritrovata senza vita esattamente tre mesi dopo, a Chignolo d’Isola.
Le ferite di Yara non sono state provocate non da un taglierino, un cutter da piastrellista come si è creduto finora, ma da un coltello, un’arma a taglio e punta, con una lama spessa almeno due millimetri e una una copertura di titanio.
Nove le ferite, otto di taglio e una di punta a uno stinco. Sei di fronte, tre hanno raggiunto la piccola ginnasta mentre volgeva le spalle al suo assassino. Nessuna ferita mortale. Quella alla gola l’attraversa da parte a parte, superficialmente. Una lunga ferita longitudinale sul torace, dopo che la felpa è stata sollevata, con la punta del coltello che aggancia un filo. Una ferita, netta, a entrambi i polsi. Ferite che per le modalità e la posizione in cui si trovano fanno nascere il sospetto terribile che prima che assassino il rapitore di Yara sia stato un aguzzino che ha voluto infierire sulla piccola vittima, ormai in sua balia. Una contusione alla testa. Un’altra alla mandibola.
Yara non è morta per nessuna di queste lesioni. Ha dovuto soccombere al freddo, aglii stenti. Un’agonia durata dalle sette di sera a mezzanotte, ma l’autopsia non esclude che possa essersi protratta più a lungo, nella notte. Il secondo, tristissimo anniversario riaccende i riflettori su una vicenda che nessuno ha dimenticato. Se n’è occupata la puntata di «Quarto grado», in onda ieri sera su Rete 4, con gli aggiornamenti sulle indagini, Questa mattina a Bergamo, alla scuola Maria Regina delle Orsoline di Somasca, la scuola di Yara, è in programma la manifestazione di athletic dance «Danza che passione, con l’Accademia Kataclò di Giulia Staccioli. Non si parlerà di Yara (anche prchè Natan, uno dei fratelli, frequenta la prima media nell’istituto), ma visto il carattere dell’incontro il ricordo scatterà inevitabile.
Lunedì, anniversario della morte, nella chiesa di Santa Maria Assunta a Brembate, il parroco don Corinno Scotti celebrerà alle 20.30 una messa di suffragio. Il sindaco Diego Locatelli, fra i più vicini alla famiglia Gambirasio, riassume in poche parole lo stato d’anime della comunità: «Nessuno in questi due anni si è dimenticato di Yara. La verità su chi l’ha uccisa certo non la restituirà a noi e alla famiglia, ma ora è giunto il momento delle risposte».
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