Bergamo, 11 ottobre 2012 - Entro fine mese le guardie giurate controlleranno di notte alla stazione dei treni. Anche la scelta dell’istituto di vigilanza che opererà è fatta, ma per il momento, anche per una questione di opportunità, il nome rimane coperto dal segreto. E’ quanto emerso dall’incontro che si è svolto a Milano cui hanno partecipato i rappresentanti di Trenord e di Rfi (Reti ferroviarie italiane), proprietaria dei binari e del sedime ferroviario.

"Vista la delicatezza del caso - fanno sapere da Trenord - ci aspettiamo che il tempo per avere tutti i timbri sia celere. Del resto la richiesta di vigilanza nell’area della stazione deriva da un tavolo istituzionale, dove il problema della sicurezza è stato avvertito in modo particolare da tutti i presenti". Proprio Trenord, vale la pena ricordarlo, aveva segnalato l’escalation di episodi di violenza e criminalità in stazione, di notte terra di clochard, spacciatori, clandentini.

Episodi che hanno toccato il culmine nel mese di giugno con il rogo di cinque convogli, un vasto incendio che aveva provocato danni per quasi un milione di euro. Da qui la proposta, avanzata da Trenord, e fatta propria anche da prefettura e comune, di affidare il servizio di vigilanza a guardie giurate. E dalla concertazione tra gli enti, associazioni che si occupano di grave marginalità è partito il progetto sociale che deve essere affiancato da quello per garantire la sicurezza.

L’incontro a Milano è stato preceduto da un sopralluogo alla stazione di Bergamo. Lunedì notte i tecnici di Trenord e le guardia giurate dell’istituto a cui è stata affidato il servizio di vigilanza, hanno effettuato un giro di perlustrazione. Un primo assaggio per cominciare a prendere confidenza con i luoghi che dovranno essere presidiati. Al sopralluogo non ha partecipato nessun rappresentante degli operatori della Caritas, Servizio Esodo e Nuovo albergo popolare, associazioni che con i loro volontari di notte si prendono cura dei senza fissa dimora, dissuadendoli dall’usare i convogli come dormitori per poi accompagnarli nelle strutture di accoglienza.

di Rocco Sarubbi