Bergamo, 21 agosto 2012 - Calderoli dica la verità, lei ha paura?
«Paura no, però tutti parlano dell’episodio della maglietta anti-Islam, ma ce ne sono stati tanti altri. Il terrorista che a Milano è entrato in una caserma con la bomba che poi è saltata accecandolo, aveva una foto di casa mia e di me che uscivo con la macchina per andare a trovare mia madre. Poi ci sono state tante intercettazioni su soggetti terroristi che tra i possibili obiettivi avevano anche me. E l’ultima cosa, quattro mesi fa, in una pizzeria vicino a casa mia, dove il mio nome compariva in un libretto di deliri filosofico-religiosi che si concludeva con le istruzioni su come costruire una bomba. Comunque a Bergamo mi sento anche più tranquillo. A Genova o Bologna meno, quando trovi i centri sociali si va sempre in polemica».

Le minacce della pizzeria erano dimarca islamica?
«No italiana, c’era anche un sito Internet di intonazione mistica, dove si minacciava di tutto di più».

Però molti parlano di soldi sprecati e scorta superflua.
«Guardi, questa scelta fu fatta col prefetto di Bergamo, ma per anni, anche con la Questura, abbiamo chiesto di sostituire la scorta con delle telecamere. Perché le cifre di cui si parla sono prive di fondamento, ma comunque se invece di spendere mille si può spendere dieci perché no? Però non siamo mai riusciti ad avere una risposta dal ministero degli Interni, nemmeno quando c’era il mio amico Maroni. In Italia vince sempre la burocrazia».

Esiste una lettera del 2011 in cui alcuni rappresentanti della Polizia di Stato lamentano il fatto di non riuscire a tutelarla nei suoi spostamenti.
«Ecco prima dicono che era eccessiva la scorta, poi che era poca. È chiaro che se io vado in vacanza non mi porto mica dietro la scorta».

Come fa Gianfranco Fini?
«Niente paragoni. Diciamo che io ho cercato di usufruire il meno possibile del servizio e devo prendermi anche le critiche. Ma cosa devo fare? Andare al supermarket e chiamare la scorta per farmi portare il carrello?».