Bergamo, 20 luglio 2012 - Il plurindagato assessore comunale Marcello Moro, dopo essersi autosospeso dal suo incarico in seno all’amministrazione comunale, ieri pomeriggio si è dimesso dalla carica di presidente del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, carica che occupava ormai da diversi anni. La scelta di Moro è stata dettata dal fatto che tra le varie accuse che gli vengono contestate, vi è anche quella di essersi fatto rimborsare una cena di mille euro offerta dall’ex calciatore atalantino Sergio Floccari.

Le dimissioni sono state una decisione sofferta, maturata dopo averci pensato per qualche ora. In mattinata, attraverso una lettera, Moro aveva infatti annunciato la sua intenzione di autosospendersi. E così, dalle 9 alle 13.30, il Consiglio di amministrazione del Consorzio si è riunito nella propria sede di via Gritti per discutere della richiesta di autosospensione, un passaggio giuridico che non esiste nello statuto dell’ente. Sul punto è nata un’accesa discussione tra i consiglieri, coordinati dal vicepresidente Aldo Ghilardi. Secondo qualcuno sarebbe stato possibile applicare una sorta di “congelamento di fatto” della presidenza.

Secondo altri, invece, no. Dentro o fuori, dimissioni o presidenza ancora operativa. Ieri pomeriggio, intorno alle 17, dopo una giornata febbrile, l’annuncio delle dimissioni di Moro, che hanno evitato al consiglio di prendere una decisione difficile. Ora resterà solo da identificare il suo successore. «Il Consiglio di amministrazione - si legge in una nota - esprime apprezzamento per la sensibilità istituzionale dimostrata nella circostanza ringraziando Moro per il lavoro svolto negli anni di mandato. Contestualmente auspica che tutta la vicenda sia rapidamente chiarita».

Intanto per l’assessore, al centro di diverse inchieste da parte della magistratura, è spuntata una nuova grana. Viene infatti accusato anche di abuso d’ufficio, a causa di un’assunzione in Comune. Secondo la Procura, l’amministratore pubblico avrebbe infatti favorito l’assegnazione di un posto a un conoscente (che ora non risulta più lavorare a Palazzo Frizzoni). Sull’episodio, che gli stessi inquirenti definiscono minimo, sono in corso verifiche.

Michele Andreucci