Martinengo, 11 maggio 2012 - Una maglietta per aiutare l'Africa. O, meglio ancora, per sostenere il progetto di tre ragazzi di Martinengo che l'estate prossima voleranno in Mali. Il viaggio di Michele Pesce, Davide Vittori e suo fratello Francesco comincia però qualche tempo prima, con la fondazione dell'Uk Club nel 2010 e con l'impegno quotidiano a fianco della onlus "UnAltroMondo", attiva in diversi Paesi dell'Africa sub-sahariana con iniziative di microcredito. Una solidarietà partecipata, insomma, che coinvolga la popolazione locale e sia un incentivo alla crescita.

La stampa delle magliette servirà proprio a questo: a dare il la a piccole attività manifatturiere, dalla fabbricazione di sapone alla tintura di tessuti, nella speranza di contribuire alla nascita di un'economia autoregolata e che si possa reggere sulle proprie gambe, indipendentemente dagli aiuti occidentali. Tramite il logo delle magliette, che rappresenta una faccina amareggiata, i giovani dell'Uk Club esprimono la loro personale visione del mondo e del «money power», maturata insolitamente su una spiaggia della Costa Azzurra, sotto il sole di ferragosto. E mentre sul litorale sfrecciavano auto di lusso e si esibivano ragazze dagli abiti griffati, il pensiero dei nostri amici andava al continente nero.

Doveva essere una tranquilla vacanza fra ragazzi e invece si è trasformata nello spunto per un progetto molto ambizioso: cos'è che vi ha spinto a fondare l'Uk Club? "Una volta varcato il confine, ci siamo accorti a poco a poco che la gente intorno a noi, indipendentemente dalle risorse effettivamente possedute, faceva di tutto per ostentarle: non era importante che cosa possedevi realmente ma che venisse notato".

È questa mentalita dell'ostentazione che voi avete definito «money power», giusto? "Esattamente. Ci teniamo a ribadire che non abbiamo nulla contro il denaro o contro chi lo possiede: quello che ci dà fastidio è il suo uso distorto. Per questo motivo abbiamo scelto di supportare progetti di microcredito, per dimostrare che il denaro, se usato nella maniera giusta, può essere una risorsa positiva che può migliorare la vita di tutti. Il logo che abbiamo scelto per la nostra maglietta, una specie di emoticon dall'espressione imbronciata, indica il nostro disappunto verso questo modello di società".

Come utilizzate il ricavato della vendita delle magliette? "Una metà la reinvestiamo nella stampa di altre magliette, perché il progetto possa continuare; l'altra metà, invece, tramite "UnAltroMondo", prende il volo per il Mali. In questo modo aiutiamo chi ha delle idee ma non ha le risorse per realizzarle".

Chi decide quali progetti finanziare? "I volontari locali. Spesso sono gli studenti che distribuiscono le risorse, valutando quali attività commerciali meritino il finanziamento. In questo modo, chi ottiene il prestito si sentirà in debito nei confronti della propria comunità e ce la metterà tutta per restituire il denaro avuto in prestito. Di solito ci ritorna indietro il 75% di ciò che prestiamo".

In quali iniziative siete impegnati attualmente? "Noi supportiamo specialmente gruppi di donne che si vogliono impegnare in un'attività commerciale, ma siamo presenti sul territorio anche con corsi di formazione che vanno dall'alfabetizzazione linguistica (insegniamo loro il francese) a qualche nozione di contabilità".

Fra pochi mesi partirete per un campo di lavoro in Mali, organizzato da «UnAltroMondo». Cosa vi aspettate da questa esperienza? "Ci aspettiamo di tornare cambiati. Vogliamo rinunciare ai comfort a cui siamo abituati, togliere tutto per vedere alla fine che cosa rimane. Sarà un po' come fare un salto indietro nel tempo e vivere come vivevano i nostri antenati. Sarà dura, ma pensiamo che l'Africa abbia molto da insegnarci".