Bergamo, 5 maggio 2012 - Il carabiniere-eroe ha i gradi di vice brigadiere. Sono quelli che porta sulla divisa Roberto Lorini, 48anni, di Chiari (Brescia), sposato con figli, da 28 anni in servizio alla stazione di Romano di Lombardia. Una professionalità, la sua, "costruita" sulla strada. Un militare vecchio stampo, carico di umanità. Due elementi con cui è riuscito a far breccia e avviare il dialogo con Luigi Martinelli, l'ex imprenditore 54enne, di Calcio,che giovedì pomeriggio, armato fino ai denti, con un fucile a pompa, due pistole, munizioni e un coltello, ha assaltato la filiale dell'Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia.

La mediazione del vice brigadiere, durata diverse ore, alla fine è stata determinante, al punto da convincere il sequestratore a liberare l'ultimo ostaggio, l'impiegato dell'Agenzia Carmine Mormandi, e poi ad arrendersi. "Ha seguito il suo istinto impedendo che la situazione potesse degenerare - ha sottolineato il colonnello Roberto Tortorella, comandante provinciale dell'Arma. Si è preso sulle spalle la responsabilità di condurre in prima persona la trattativa, aiutato poi anche dagli uomini del Gis (le teste di cuoio arrivate da Livorno). Non posso ancora dire se ci sarà una promozione - ha aggiunto l'ufficiale - ma sicuramente il vice brigadiere Lorini avrà una ricompensa".

Intanto, ieri mattina al sottufficiale è arrivata una telefonata di congratulazione da parte dal generale dell'Arma, Leonardo Gallitelli. Come sono andati i fatti li racconta lo stesso protagonista. "Quando sono arrivato sul posto- precisa Lorini - ho intravisto attraverso la vetrata dell'ufficio dell'Agenzia che Martinelli era armato. Allora mi sono avvicinato e ho mostrato le mie mani per far vedere che non avevo con me armi. E poi gli ho detto: ragioniamo, parliamone, fammi entrare e vediamo come si può risolvere il tuo problema. La prima cosa che ho notato in lui? La rabbia che aveva addosso, ce l'aveva con tutti, ma allo stesso tempo ho capito che era una persona normale".

Pur non avendo una preparazione specifica per le trattative con gli ostaggi, il militare grazie alla professionalità maturata sulla strada, ha improvvisato. "Abbiamo iniziato a parlare, dei più svariati argomenti. Delle nostre famiglie, dei nostri figli, ed è stato in quel momento che ho intuito che davanti a me avevo una persona altrettanto semplice, tant'è che ad un certo punto mi sono messo a parlare in dialetto bresciano. Ho fatto capire che siamo tutti umani e che non valeva la pena prendersela. Gli ho anche detto che io, lui e l'ostaggio eravamo tre amici e lo saremmo sempre stati per sempre. Ad un certo punto ho chiamato mia moglie al telefono per dirle che avrei fatto tardi e poi l'ho fatta parlare con Martinelli. Abbiamo continuato a discutere fino a quando sono riuscito a raggiungere un accordo: liberare anche l'ultimo ostaggio e poi arrendersi".