Bergamo, 25 aprile 2012 - Ruota intorno a delle ipotetiche verifiche catastali la truffa segnalata nei giorni scorsi alla Procura di Bergamo dall’Associazione Notai di Bergamo. «Dal 16 aprile — informa l’associazione — alcune persone residenti nell’Isola Bergamasca hanno ricevuto, tramite corriere e con pagamento in contrassegno di 28,50 euro, un plico, con tanto di logo della Repubblica Italiana e intestata da un finto studio notarile milanese e recante la dicitura «Studio notarile dottor Leonardo Rossi, piazza 4 novembre 7, Milano. Ufficio tecnico verifiche catastali». Per ritirarlo è necessario appunto pagare in contrassegno i 28 euro e cinquanta centesimi. Nella missiva l’oggetto è spiegato così: «Obbligo di adeguamento di nuovi valori catastali». Ma all’interno della busta non c’è nulla di significativo e soprattutto all’indirizzo di Milano indicato per l’ufficio non esiste alcuno studio notarile e tantomeno uffici relativi al catasto. Quindi l’invito a tutti coloro che ricevessero la busta è di non ritirarla».

La magistratura si sta muovendo per tentare di sventare il raggiro e anche il presidente del Consiglio notarile di Bergamo, Pier Luigi Fausti, sta provvedendo ad integrare l’esposto in Procura. Sulla vicenda è intervenuta anche Federconsumatori, l’associazione che fa capo alla Cgil, alla quale, in questo periodo, risultano diverse missive spedita a famiglie dell’Isola Bergamasca con persone truffate tramite questa particolare tecnica. L’associazione invita pertanto la popolazione, «al fine di non cadere nell’inganno, di segnalare eventuali lettere di questo tipo».

«In questo ultimo periodo — precisa Federconsumatori — abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di questo tipo di raggiro da parte di famiglie residenti nell’Isola Bergamasca. Ci siamo immediatamente attivati per dare loro il nostro supporto, ma la cosa importante, adesso, è che chiunque riceva missive del genere segnali a noi o alla magistratura il fatto. Per contrastare questi truffatori è infatti importante muoversi con assoluta tempestività».

di Michele Andreucci