di Alessandro Borelli

Ponte San Pietro, 18 marzo 2012 - Da ormai troppi anni è un luogo off limits per le famiglie e i residenti del paese, ricettacolo di microcriminalità e spacciatori, soprattutto maghrebini, che si sono addirittura organizzati con “vedette” per evitare gli improvvisi blitz, l’ultimo dei quali effettuato all’inizio di marzo, delle forze dell’ordine.
Una tregua che, di solito, dura poche ore: «Poi – assicurano gli abitanti di Ponte San Pietro – l’Isolotto, l’area verde sul fiume Brembo peraltro caratterizzata da un microclima tanto particolare da far fiorire rare orchidee selvatiche, torna in balìa dei malintenzionati».

Le amministrazioni che si sono susseguite alla guida del Comune hanno tentato invano di mettere sul piatto progetti di riqualificazione dell’area, che si trova sulla riva sinistra del Brembo e ha una superficie di circa 200mila metri quadrati quasi tutti di proprietà privata. Di questi, 100mila, da oltre mezzo secolo, sono della famiglia Cattaneo la quale, nel 2009, all’allora sindaco Giuliana Reduzzi, aveva presentato un progetto per rendere l’Isolotto di nuovo fruibile ai cittadini. Nel dettaglio, la proposta prevedeva la realizzazione di un piccolo comparto residenziale (13mila metri quadrati per edifici rispettosi della bioedilizia e della sostenibilità ambientale, corredati di parcheggi e adeguata viabilità) in cambio della cessione gratuita di circa 90mila metri quadrati di parco fluviale, quindi il 90% dell’intera proprietà.

Una piccola rivoluzione se si pensa che invece il Comune, nel suo Piano di governo del territorio, ha reso edificabili solo mille metri quadrati (riservati a strutture leggere) e destinato il resto a parco naturale urbano da consegnare alla gente «nel rispetto – puntualizzano dal municipio – delle aree soggette a un Parco locale d’interesse sovracomunale a cui fra l’altro abbiamo deliberato di aderire».

Il problema è che, finora, le parole sono rimaste sulla carta e l’Isolotto continua a rimanere preda dei malintenzionati e proibito a famiglie e ragazzi. «Da decenni – dice Micaela Carrara, che parla a nome della famiglia Cattaneo - i cittadini di Ponte sognano di appropriarsi di questa zona per poterla frequentare. È quindi nostra intenzione primaria destinarla a una fruizione libera, oggi impossibile. Proprio pochi giorni fa è stata eseguita una nuova retata da parte delle forze dell’ordine contro lo spaccio di droga, ma il fenomeno è inarrestabile. Si è spesso parlato di riqualificazione anche da parte delle associazioni che si sono opposte con decisione alla realizzazione del nostro progetto, ma tuttora noi stessi, privati proprietari dell’area, abbiamo timore nel percorrere i sentieri dove si incontrano persone dedite allo spaccio e alla prostituzione».

Secondo la famiglia Cattaneo, sui 90mila metri quadri che verrebbero ceduti gratuitamente al Comune, si opererebbe per valorizzare e mantenere intatti elementi di pregio come le praterie aride con orchidee, i boschi, i grandi alberi e i percorsi in terra battuta; verrebbero realizzati un info-point con sale di studio e documentazione illustrativa della flora e della fauna speciale presente all’Isolotto; percorsi affiancati da filari alberati o all’interno dei boschetti e pontili in legno per l’osservazione naturalistica. Verrebbe, inoltre, ricostruita la passerella pedonale per l’attraversamento del Quisa e un capanno in legno per l’osservazione dell’avifaune e aree naturalistiche. L’idea, però, non piace anche ad alcune associazioni ambientalistiche, come “Gli amici dell’Isolotto” e “L’altra Ponte” anche se adesso, alla luce dell’inarrestabile degrado, la famiglia Cattaneo ha deciso di tornare alla carica.

«Chiediamo all’amministrazione comunale – dice ancora Micaela Carrara - di rivedere la propria posizione e di aprire una trattativa per trovare un accordo. Chiediamo altrettanto ai cittadini e alle associazioni di leggere bene tra le righe di questo progetto che porterebbe la nostra famiglia per l’ennesima volta ad omaggiare la comunità di un'importante opera che permetterebbe finalmente di vivere e utilizzare l’isolotto in sicurezza e nel pieno rispetto della natura».