Mozzo, 9 febbraio 2012 - Sbarcherà nei prossimi giorni in Italia, per costituirsi, Flavio Tironi, 47 anni, di Mozzo, latitante dal 2008, condannato a 22 anni per l'omicidio della madre Gemma Lomboni, delitto che secondo la sentenza venne commesso nel 1994 in concorso con il padre Michele (deceduto lo scorso aprile). L'uomo, probabilmente fiaccato da tre anni da primula rossa, ha deciso di porre fine alla sua fuga e di rientrare nel nostro Paese spontaneamente. Attualmente si trova in Brasile insieme alla compagna, dalla quale, due anni fa, ha avuto un figlio. Doveva tornare martedì, ma a causa di problemi per l'espatrio del minore è stato costretto a rinviare il suo rientro. Del caso si sta occupando l'ambasciata italiana.

«La caccia all'uomo è finita - spiega il legale di Flavio Tironi, l'avvocato Claudio Defilippi del foro di Milano - L'avevo sollecitato più di una volta a costituirsi e adesso si è finalmente deciso a rientrare, anche perchè continuare a scappare non giova alla sua posizione. Noi siamo convinti della sua innocenza e vogliamo dimostrarlo: abbiamo, infatti, scoperto elementi nuovi. Abbiamo la testimonianza resa dal medico della signora Lomboni, in cui si sostiene che la donna era depressa e manifestava la volontà di suicidarsi. Inoltre siamo in grado di dimostrare che la donna si chiuse all'interno dello sgabuzzino per togliersi la vita. Tironi e il padre furono costretti ad abbattere la porta per entrare. Quanto ai segni sul viso e sul collo, la donna se li procurò cadendo».

Il cadavere di Gemma Lomboni, 55 anni, casalinga, viene rinvenuto nel 1994 nel garage-laboratorio della casa dei Tironi, a Mozzo. Il marito Michele e il figlio Claudio dicono di averla vista penzolare da una corda e di aver cercato di salvarla. Pochi giorni dopo, però, l'autopsia rivela che la donna è stata uccisa. Padre e figlio vengono indagati. Il fascicolo resta nei cassetti della Procura fino al '99, quando il pm chiude l'inchiesta chiedendo il rinvio a giudizio per i due, richiesta accolta dal gup nel 2000. Nel 2002 la Corte d'Assise di Bergamo assolve entrambi per insufficienza di prove. Nel 2003, invece, la Corte d'Assise d'Appello di Brescia ribata la sentenza, condannando a 22 anni di reclusione Flavio Tironi e dichiarando non punibile per favoreggiamento il padre.

Nel 2004 una nuova svolta: la Cassazione annulla la sentenza e rimanda tutto alla Corte d'Assise d'Appello di Milano, che nel 2005 assolve entrambi gli imputati ancora per insufficienza di prove. Ma nel 2006 la Cassazione azzera tutto di nuovo. Il processo torna a un'altra sezione della corte d'Assise d'Appello di Milano, che nel 2008 condanna Flavio e il padre Michele a 22 anni di carcere. Pochi mesi dopo, la Cassazione conferma la sentenza, che diventa così definitiva.

di Michele Andreucci