Bergamo, 20 gennaio 2012 - Oltre ad essere un grande alpinista, Mario Merelli era anche un uomo generoso, dal cuore immenso, che si occupava in prima persona di iniziative di solidarietà. Come, per esempio, quella per l’ospedale di Kalika, nella valle del Dolpo, una delle zone più povere del Nepal. La struttura era stata inaugurata nell’autunno del 2009, al termine di un lungo e faticoso lavoro condotto dallo scalatore di Lizzola insieme all’associazione “La goccia” e a tantissimi sostenitori. Marelli aveva sostenuto un progetto di solidarietà a favore delle popolazioni locali.

Il “Kalika family hospital” rappresenta l’unico ospedale in grado di fornire assistenza a quanti abitano nella valle, senza costringerli ad estenuanti e lunghissimi trasferimenti per ricevere le cure. L’edificio è stato intitolato a tutti i caduti di montagna con una targa e due fotografie: quella di Patrizio Merelli, padre di Mario, e di Sergio Dalla Longa, lo scalatore bergamasco, grande amico di Merelli, scomparso sul Dhaulagiri alla fine di aprile del 2007. Le istantanee simboleggiano un po’ tutti gli alpinisti rimasti vittime di incidenti in vetta e sottolineano ulteriormente il legame con la Bergamasca.


Kalika è una provincia del nord-ovest del Nepal, la più grande, la più povera e la più abbandonata. La vera emergenza è rappresentata dalla carenza sanitaria che colpisce soprattutto donne e bambini. In tutta la regione, infatti, prima c’era un solo ospedale, mal equipaggiato e troppo lontano dai villaggi. Di conseguenza il 90% dei parti avveniva in casa e la percentuale di madri che morivano mettendo alla luce il proprio figlio era del 3%, mentre la mortalità infantile era del 50% nel primo anno di vita. Grazie all’impegno di Merelli e dei suoi numerosi sostenitori e amici, negli ultimi anni la situazione è migliorata.