Bergamo, 10 giugno 2011 - «Basta fango su tv e giornali». «Capitano, noi ti crediamo». E poi uno striscione lungo 80 metri con la scritta «Atalanta, folle amore nostro». Cori, fumogeni, slogan contro il Palazzo del calcio. Il popolo nerazzurro ieri ha invaso le vie di Bergamo. Sono partiti in seicento dal quartiere della Malpensata, intorno alle 21. La «Marcia a testa alta dell’orgoglio atalantino» si è dipanata per le vie del centro, fino alla centralissima piazza Matteotti. E alla fine erano in tremila a sostenere le ragioni della Dea, in un momento delicatissimo per la storia del club, coinvolto suo malgrado nell’inchiesta sulle scommesse, con il suo capitano Doni indagato. Gli ultras hanno voluto essere coerenti fino in fondo.

Il capo ultras «Bocia», sul palco allestito davanti al Municipio, arringa i tifosi: «L’Atalanta si ama. Per il bene della città stiamo uniti, ma non deve essere un’unione di facciata. Accetteremo qualsiasi decisione della giustiza sportiva, con una premessa: non vogliamo essere presi in giro». Ovazione e altri cori. Orgoglio, fede, senso di appartenenza. Un tripudio di maglie nerazzurre. E un refrain che non si presta a equivoci: «Giù le mani dall’Atalanta». Alla manifestazione hanno dato la loro adesione a titolo personale alcuni politici locali e sindacalisti. Tra i presenti, il segretario regionale della Cisl, Gigi Petteni, l’assessore regionale leghista al Territorio, Daniele Belotti, e il consigliere regionale del Pd, Matteo Rossi. Altri politici hanno preferito invece non partecipare per non prestare il gioco a strumentalizzazioni, dopo le polemiche dei giorni scorsi. E Petteni ha colto la palla al balzo: «Anche in questa occasione la politica ha dimostrato di essere la parte peggiore del paese. Solo poche settimane fa i politici avevano i gomiti consumati per la fatica a farsi fotografare vicino ai calciatori e al patron Percassi. Adesso che il momento è difficile sono spariti tutti». Matteo Rossi, invece, ha reclamato verità e giustizia: «Mi inquieto quando sento parlare i giudici di sensazioni. Chi ha in mano la giustizia deve solo accertare la verità. L’Atalanta è un simbolo che unisce e non che divide».

La gente, invece, ha capito il messaggio. Tutti uniti sotto la bandiera nerazzurra, con le magliette numero 27 in onore del capitano Doni. In piazza anche tante famiglie con bambini. Il tutto nel giorno del compleanno del presidente atalantino Antonio Percassi, nato il 9 giugno del 1953. La Bergamo calcistica non molla e chiede solo giustizia.