Brembate Sopra, 8 marzo 2011 - Per gli investigatori che indagano sulla morte di Yara Gambirasio si stanno rivelando più difficili del previsto gli accertamenti tra i clienti della discoteca «Sabbie Mobili evolution», che si trova a poche centinaia di metri dal prato di Chignolo d’Isola in cui è stato ritrovato il cadavere della ragazzina.

Partendo dal presupposto che l’assassino conosce bene la zona, e considerando che i dintorni del prato vengono usati dai clienti del locale per parcheggiare o appartarsi, è cominciata un’indagine a tappeto sui suoi frequentatori. Venerdì scorso tutti gli ingressi sono stati chiusi, e i 200 presenti sono stati identificati e sono stati presi i loro numeri di cellulare.

Il problema è che, si è ora scoperto, la clientela della discoteca è molto più vasta: i titolari delle tessere necessarie per frequentarla sono infatti 25.000. Cosa che rende difficilissima l’analisi delle presenze della zona.

Intanto, fa discutere il ritrovamento di un coltello da cucina arrugginito con segni di bruciature sul manico. Un consegnato ai carabinieri nella mattinata di ieri accanto a una cabina dell’energia elettrica in un campo di Bonate di Sopra, un centro a metà strada fra Brembate di Sopra, il paese di Yara Gambirasio, e Chignolo d’Isola, dove è stato ritrovato il corpo della ragazzina tredicenne. Verrà confrontato con le ferite sul corpo della ragazza e passerà poi all’esame del Ris.

E’ un nuovo tassello che si inserisce nel complesso quadro investigativo che avrà una prima risposta quando (forse già domani) l’antropologo forense Cristina Cattaneo consegnerà alla procura di Bergamo una relazione sulle cause della morte, le lesioni sul corpo (sei ferite e il segno di una forte pressione sulla cartilagine laringo-faringea che fa pensare allo strangolamento), la dinamica dell’azione, le eventuali tracce biologiche e la presenza di essenze erbacee e pollini sugli abiti della ragazzina tredicenne.
 

Non solo. Yara ha tentato di difendersi e lo ha fatto con energia disperata. Sotto le unghie sarebbe stato trovato materiale che gli inquirenti definiscono quantitativamente scarso ma non per questo non meritevole di interesse.
In questura continua la sfilata dei testimoni. Vengono ascoltate, riascoltate e messe sotto torchio molte persone vicine alla famiglia di Yara e agli ambienti frequentati dalla piccola ginnasta. Sempre alla ricerca di un filo rosso che possa portare al campo dell’orrore di Chignolo d’Isola.
 

Ieri sono comparsi in procura Fabio Giobbi, uno dei dirigenti dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, e il capo della squadra mobile di Bergamo Gianpaolo Bonafini. In un’ora di colloquio con il pm Letizia Ruggeri hanno riferito dell’esame dei tabulati telefonici. La polizia sta acquisendo l’elenco completo degli iscritti (circa 25mila) alla discoteca nei pressi del luogo del ritrovamento per poi confrontare il traffico telefonico dei circa 200 avventori controllati nella serata di venerdì.
 

Ancora il furgone bianco. La testimonianza della donna che lo avvistato la sera di venerdì 26 novembre ad Ambivere, mentre Yara veniva inghiottita dal buio, è da tempo in possesso degli investigatori. La donna ha avvistato l’automezzo da cui ha sentito giungere un grido di donna.

Due giorni dopo, domenica, si è presentata dai carabinieri e ha fornito il suo racconto, venuto a galla solo in questi giorni. Una voce delle ultime ore avrebbe aggiunto un particolare: il furgone sarebbe stato visto percorrere via Papa Giovanni XXIII in contromano. Come a dire che chi ha sequestrato e ucciso Yara ha dimostrato di conoscere i luoghi, in caso contrario non sarebbe riuscito a risalire fino al campo incolto di Chignolo d’Isola dove è stato ritrovato il corpo. Avrebbe però commesso un errore di percorso nell’abitato di Ambivere. Decisamente impensabile. Il particolare, infatti, è stato smentito.