Bergamo, 5 dicembre 2010 -  E' in stato di fermo per omicidio, nella caserma dei carabinieri di Bergamo, il marocchino 22enne fermato ieri sera su un traghetto in Liguria, nell'ambito delle indagini su Yara Gambirasio, la ragazzina tredicenne scomparsa da Brembate Sopra il 26 novembre scorso senza lasciare tracce. Sullo starniero ci sono pesanti sospetti degli inquirenti.

 

LE INDAGINI - A insospettire gli investigatori la decisione dell’uomo di lasciare lavoro e casa all’improvviso e imbarcarsi per il Marocco. Lo straniero lavorava proprio nel cantiere del centro commerciale di Mapello dove i cani avevano più volte condotto gli investigatori. Il blitz sul traghetto diretto a Tangeri è avvenuto nel massimo riserbo e insieme ai carabinieri sono entrati in azione anche gli uomini della Guardia Costiera, dopo che da Bergamo era arrivata richiesta alla direzione marittima di Genova di fermare il traghetto della compagnia Comarit diretto in Marocco. Il comandate dell’imbarazione che stava già navigando in acque internazionali, dopo essere stato contattato, ha invertito la rotta, tornando verso l’Italia.

Ma il fermo del marocchino per omicidio non chiude le indagini. Al momento, sembra non siano stati forniti elementi utili per ritrovare il corpo della 13enne. Gli inquirenti, che stanno continuando a lavorare mantenendo il massimo riserbo, sono comunque certi che il maghrebino sia coinvolto nella morte della giovane promessa della ginnastica ritmica. L’inchiesta, condotta dal pm Letizia Ruggeri,ha quindi cambiato capo d’imputazione: non più sequestro di persona. Una scelta che conferma quella che, negli ultimi giorni, era diventata quasi una certezza: Yara è stata ammazzata, probabilmente per un movente sessuale.

La decisione del fermo, però, sottolinea che l’accusa è sicura di avere prove sufficienti per incastrare il marocchino. Intercettazioni, immagini, testimonianze, al momento sono pochi elementi che hanno portato al suo fermo dopo un lungo interrogatorio nella caserma del comando provinciale di Bergamo. Secondo indiscrezioni, sarebbe stata una frase, intercettata al telefono, a convincere i carabinieri della responsabilità del magrebino: "Che Allah mi perdoni, ma non l'ho uccisa io". Sono tuttora in corso accertamenti sull’eventuale presenza di complici.

 

LE RICERCHE DEL CORPO - Dopo il provvedimento di fermo del marocchino accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio e dell'occultamento del suo cadavere, sono iniziate le ricerche per trovare il corpo della 13enne nel territorio dei Comuni di Brembate di Sopra, Ponte San Pietro e Mapello. Poi, si sono concentrate nella collina di Ambivere e soprattutto in due casolari dove si trova anche una cisterna che i vigili del fuoco stanno prosciugando.

Oltre a carabinieri, vigili del fuoco e volontari ci sono anche alcuni uomini di una società privata, la Hbdd specializzata nella ricerca di tracce ematiche e di resti umani. L’utilizzo dei cani da fiuto, però, ha dato esito negativo ed è improbabile dunque che il corpo della 13enne possa trovarsi proprio in questa zona impervia. Alcune persone che si occupano della ricerca della 13enne sottolineano come al momento manchino indicazioni precise su dove trovare la giovane promessa della ginnastica ritmica e come, anche oggi, si proceda a tentoni. Quindi, il nordafricano fermato non avrebbe fornito nessuna indicazione utile sul posto dove la giovane sarebbe stata sepolta. L’accusa di omicidio, decisa dalla Procura, toglie formalmente ogni speranza che la 13enne sia ancora in vita. Il sospetto adesso è che la persona fermata sappia solo parte di quanto accaduto il giorno del 26 novembre scorso e che probabilmente altre persone abbiano partecipato all’omicidio di Yara. 

 

LA TESTIMONIANZA - Il fermo del marocchino, e il presunto fermo dell'italiano poi smentito, gettano una nuova luce sul mistero della testimonianza del vicino di casa di Yara, Enrico Tironi, che non sarebbe stato creduto. Il giovane subito dopo la scomparsa di Yara aveva raccontato di aver visto la ragazzina nell'ora presunta del sequestro nei pressi dell'abitazione in compagnia di due uomini. Tironi era stato molto dettagliato nella sua testimonianza, descrivendo l'abbigliamento di Yara e i due uomini, che a lui erano sembrati due adulti. Poco distante, aveva aggiunto Tironi, era parcheggiata una Citroen rossa ammaccata. Ma gli inquirenti avevano ritenuto infondata, almeno in apparenza, questa testimonianza al punto che nei confronti del giovane era scattata la denuncia per procurato allarme e falso ideologico. Tironi era stato sentito un'altra volta anche dal pm e a quanto si era appreso nei giorni del suo interrogatorio avrebbe ritrattato la sua testimonianza.

 

CARABINIERI DAI GENITORI DI YARA - Il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Roberto Tortorella, si è recato nell’abitazione dei genitori di Yara per comunicare gli ultimi sviluppi delle indagini sulla scomparsa della figlia Yara.Si è fermato a casa Gambirasio per una trentina di minuti e uscendo non ha voluto dire nulla.La strada di accesso alla famiglia di Yara è stata sbarrata all’accesso anche per i giornalisti, che fino a stamattina potevano arrivare davanti all’abitazione.

 

LA RABBIA DEL PAESE - In paese, dopo il fermo del marocchino accusato di avere ucciso la tredicenne Yara, si respira un forte senso di ostilità nei confronti degli immigrati nordafricani che lavorano in molte aziende e cantieri della zona. Un cartello con la scritta “Marocchini fuori da Bergamo” è stato appeso ad un cancello a meno di un centinaio di metri dalla casa della famiglia, mentre da un’auto in transito, il conducente ha esposto il cartello ‘Occhio per occhio, dente per dente’. Questa mattina il sindaco di Brembate di Sopra, Diego Locatelli, si era invece detto certo che la comunità “non reagirà mai con una ‘caccia all’uomo, siamo uniti, solidali, abbiamo speranza: non c’è alcun timore. Questo è un episodio ma non è nella nostra natura nè in quella della nostra terra. Non c’è una preoccupazione generalizzata ma solo episodica”.

Il sindaco e gli abitanti del piccolo comune hanno voluto respingere l’etichetta di omertosi e hanno chiesto che Brembate non venga trasformata in un set per la scomparsa di Yara Gambirasio. Il primo cittadino, Diego Locatelli, in un comunicato stampa ha rimproverato i media che hanno dato "un’immagine di un paese non collaborativo ma definito ‘omertoso' dagli organi di informazione". Il sindaco ha precisato che i cittadini e l’amministrazione comunale "non hanno niente da nascondere" ma il paese non è abituato a divulgare informazioni "senza prima verificarne la veridicità". Tutti i cittadini, ha ricordato Locatelli, stanno affrontando la scomparsa di Yara "con dignità, silenzio e badando al sodo e alla sostanza rispettando le caratteristiche della nostra cultura e del nostro tessuto sociale". L’auspicio è quindi quello di "rimanere in un ambito di normalità che, pur nella drammaticità della situazione, deve cercare di prevalere".