Bergamo, 3 novembre 2010 - Quando ieri mattina ha superato il cancello in ferro riservato alle auto dei dipendenti della Questura di via Noli, ha avvertito un’emozione fortissima. Sentimenti che lo dirottavano indietro nel tempo.
Tirato a lucido in un elegante completo blu, un mozzicone di sigaro stretto tra i denti, il nuovo questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, più conosciuto come Enzo, diminutivo che lo ha accompagnato in tutti questi anni di polizia, ha salito i primi gradini e, arrivato davanti all’entrata degli uffici della Squadra Mobile, dove per tanti anni ha lavorato, ha avuto un secondo sussulto, più forte del primo.

Come ha confessato lui stesso: «Ammetto che salendo le scale qualche lacrimuccia mi è scappata. Però non ho avuto il coraggio di andare a vedere il mio vecchio ufficio: lo farò tra qualche giorno. Hanno sempre detto di me che sono un uomo duro, ma non è vero: io mi commuovo. Essere qui - ha aggiunto - è un onore e spero tanto di essere all’altezza del ruolo».

È vero: Vicenzo Ricciardi, 60 anni, sa ancora emozionarsi. E del resto come dargli torto: ha lasciato gli uffici di via Noli da capo della Squadra Mobile a fine anni ‘90 e ora, dopo aver girovagato per altre piazze d’Italia, vi torna ricoprendo la carica più importante, quella di questore. «Sono onorato - ha dichiarato- e mi auguro di essere all’altezza degli altri dirigenti che mi hanno preceduto. Mi vengono in mente Monarca e Bergamo, questori di alto profilo».

Il neo questore - che in giornata ha incontrato il vescovo, monsignor Francesco Beschi e il prefetto, Camillo Andreana - subentra a Matteo Turillo, che ha lasciato la nostra città dopo soltanto 14 mesi per assumere un nuovo incarico alla sede centrale del ministero dell’Interno, a Roma. Originario di Benevento ma bergamasco d’adozione, Ricciardi vive a Curno, è sposato (la moglie è una insegnante in una scuola media della città) e padre di Francesco (laureando in ingegneria). Per undici anni ha diretto la Squadra Mobile dopo essere stato il vice di Nicola Cavaliere, ora ai Servizi di intelligence.

«È un mio carissimo amico, una persona che professionalmente stimo moltissimo - dice - Settimana scorsa ci siamo incontrati a cena in Toscana». Lasciata la questura di Bergamo, ha poi maturato esperienze a Napoli, Palermo, Agrigento, Monza, Milano, Firenze, Modena, Malpensa, Lecco e Novara. Ed ora il ritorno a casa

«Mi sono commosso per questo ritorno. Conosco questa città, ma so che è cambiata molto e quindi l’affronterò secondo queste nuove necessità. Spero di non deludere la mia città che dal punto di vista professionale mi ha dato belle soddisfazioni». La città è cambiata, anche la criminalità: come la contrasterà? «Negli anni ‘80 i problemi erano altri. Da parte mia ci sarà il massimo impegno.

L’obiettivo primario sarà quello di dare maggiore impulso all’attività di prevenzione. Quello della lotta alla delinquenza, intesa nel senso più ampio del termine, sarà uno dei punti fermi sui quali dovremo instacabilmente agire. Come? Con una maggior presenza di agenti per le strade, in modo particolare nelle zone più delicate della città, ma anche in provincia aumenteremo la nostra presenza. Maggior prevenzione perché il cittadino vuole stare tranquillo. Io sono un uomo che parla poco, spero che siano i fatti a parlare per me».

Non è mancato un passaggio sulla tifoseria dell’Atalanta, un terreno insidioso, soprattutto dopp quello che è successo in estate, alla festa della Lega, ad Alzano Lombardo, con il ministro dell’Interno Roberto Maroni preso di mira dagli ultrà. «Mio figlio è tifoso dell’Atalanta - ha dichiarato il neo questore - e lo sono anche io. Credo molto nel dialogo e nel buon senso. Da parte nostra c’è la massima disponibilità, ma i tifosi sappiano sin da ora quali sono i limiti e le regole che devono rispettare. Spero al più presto di poterli incontrare. Ma sono ancora gli stessi, dopo 30 anni?». Si, sono ancora loro.