Bergamo, 17 giugno 2010 - Quattordici patteggiamenti, nove condanne con il rito abbreviato, quattro persone rinviate a giudizio (il processo scatterà il 23 settembre), mentre in due casi gli atti sono stati restituiti al pm. Si è chiuso così, davanti al giudice dell'udienza preliminare Bianca Maria Bianchi, il processo per il traffico di sostanze dopanti nelle palestre che, oltre a culturisti e insegnanti di body building (la stragrande maggioranza degli imputati), vedeva alla sbarra anche qualche bel nome del mondo del ciclismo, come l'ex professionista bergamasco Eddy Mazzoleni e l'ex azzurro Luca Paolini.

 

Mazzoleni ha scelto di patteggiare la pena ed è stato condannato a 4 mesi e 2 mila euro di multa, pena convertita totalmente in una sanzione pecuniaria di 6.560 euro. Patteggiamento anche per sua moglie, Elisa Basso, sorella di Ivan, vincitore dell'ultimo Giro d'Italia, che è stata condannata a 1 anno di reclusione e a 3 mila euro di multa (la pena è stata però interamente indultata). Per quanto riguarda invece la posizione di Luca Paolini, il gup ha dichiarato la propria incompetenza territoriale (i fatti contestati riguardano Como) e ha disposto la restituzione degli atti al pm. Ai tre, che hanno sempre respinto le accuse, il pm Maria Cristina Rota contestava, a vario titolo, l'acquisto e l'utilizzo di sostanze dopanti, tra cui l'Epo.

 

Il Coni, costituitosi parte civile al processo, attraverso l'avvocato Guido Valori del foro di Roma, aveva chiesto 20 mila euro di risarcimento ("E' stata riconosciuta l'eventualità che siano stati lesi i valori fondamentali su cui si fonda il Comitato olimpico - ha affermato il legale -. E' chiaro che è in gioco un danno all'immagine e non di natura patrimoniale, danno che noi riteniamo ci sia stato"), ma il gup ha deciso che la richiesta deve essere dibattuta in sede civile e per ora ha riconosciuto al Coni il risarcimento delle spese legali. Il presunto perno dell'intero traffico illecito, un 47enne di Milano, era già uscito dall'inchiesta mesi fa con un patteggiamento.
L'indagine riguardava un traffico di anabolizzanti tra gli appassionati di body building (nandrolone, testosterone, ormoni della crescita, efedrina, Epo, amfetamina e pure Viagra e Cialis, gli stimolanti chimici che facilitano le prestazioni sessuali, ma che, per le loro qualità di vasodilatatori, in certi sport sono utilizzati per ossigenare il sangue e combattere così la fatica) e aveva raggiunto il suo culmine nell'autunno del 2006, con perquisizioni e arresti in tutta Italia. Otto persone erano finite in carcere, altre 14 agli arresti domiciliari.

 

Per cinque palestre, tra cui l'Athena di Gorle, in provincia di Bergamo, erano scattati i sigilli della magistratura, mentre in un box di Milano erano state sequestrate decine di migliaia di confezioni di doping, per un valore di 65 mila euro. L'ipotesi degli inquirenti è che le sostanze arrivassero dall'estero (Spagna, Marocco, Nord Europa, Sudamerica), ordinate tramite internet o per telefono. Eddy Mazzoleni nell'inchiesta bergamasca era entrato dalla porta di servizio, grazie a una sorta di "travaso" dall'inchiesta romana "Oil for drug", nella quale il corridore bergamasco era finito dopo essere stato intercettato. In più, nella sua abitazione era stata sequestrata il componente di un macchinario utilizzato per ossigenare il sangue. Luca Paolini, stando alle accuse, dal 12 al 15 luglio del 2005 avrebbe invece infranto la legge antidoping "acquistando e assumendo specialità medicinali, tra cui Epo, idonee a modificare le condizioni psicofisiche dell'organismo al fine di alterare le proprie prestazioni agonistiche".