Chiusura Cocoricò, nel provvedimento anche la bugia del giovane comasco

Il giovane di Como aveva raccontato alla madre di essere stato a ballare a Riccione e di aver assunto ecstasy. Una bugia detta dal ragazzo per giustificare con i genitori l'assunzione di droga

Il Cocoricò

Il Cocoricò

Bergamo, 3 agosto 2015 - Nel provvedimento del questore di Rimini Maurizio Improta, che ieri ha imposto la sospensione della licenza del Cocoricò per quattro mesi da oggi dopo la morte del sedicenne di Città di Castello, c'è anche spazio per una bugia. Si tratta del caso del ragazzo di Como, finito in ospedale a Bergamo a 17 anni per un'intossicazione da Mdma rischiando il trapianto di fegato. Il giovane di Como aveva raccontato alla madre di essere stato a ballare a Riccione e di aver assunto ecstasy. Una bugia, secondo quanto appurato poi dalla squadra mobile di Como su richiesta dei colleghi riminesi, detta dal ragazzo per giustificare con i genitori l'assunzione di droga. Nonostante l'acquisto della sostanza sia avvenuto a una festa a Torino, come poi il 17enne e gli altri dieci amici minorenni hanno confessato, il questore inserisce l'episodio nel provvedimento amministrativo perché sintomatico di un fenomeno consolidato.

Il ragazzo con «ciò - si legge nel provvedimento - creandosi una forma di giustificazione anche nei confronti dei genitori, considerando i noti eventi ripetitivi e analoghi avvenuti nel corso degli anni presso la discoteca Cocoricò, lasciando credere alla genitrice la presunta veridicità di quanto affermato dal figlio, proprio per la diffusa percezione in ambito nazionale di ciò che accade presso la discoteca».