'La casa di Leo' è più vicina: ospiterà le famiglie dei bambini ricoverati

L'associazione Eos-La stella del mattino Onlus opera per aiutare concretamente le famiglie di bambini soggetti a lunghe e frequenti degenze ospedaliere di ALESSANDRO BORELLI

I volontari del sodalizio con don Andrea Pedretti (De Pascale)

I volontari del sodalizio con don Andrea Pedretti (De Pascale)

Bergamo, 8 giugno 2016 - «Non c’è dolore da cui non possa rifiorire la speranza». Lo annotava sul finire degli anni Venti, mentre intorno infuriava la tempesta delle repressioni dell’Urss di Stalin, il grande scrittore russo Isaac Babel. E forse presentiva che presto, anche per lui, il destino si sarebbe compiuto. Ma i pensieri, per fortuna, non se ne vanno con le persone e, a distanza di quasi novant’anni da quando quelle parole vennero scritte, in una buia stanza di Mosca, c’è ancora chi ci crede. Per esempio, i sostenitori dell’associazione Eos-La stella del mattino Onlus, nata nel 2010 come germoglio sulla difficile esperienza di Leonardo Morghen, per tutti Leo, originario di Mozzo, piccolo paese alle porte di Bergamo, scomparso a soli 10 anni nel febbraio del 2015 dopo un lungo calvario di sofferenze causate da una malattia rara e, addirittura, senza nome.

Il sodalizio, composto da una trentina di volontari, prevalentemente giovani, opera, in primo luogo, per aiutare concretamente le famiglie di bambini soggetti a lunghe e frequenti degenze ospedaliere: «Abbiamo imparato da Leo a lottare, a non arrenderci, ad andare avanti nonostante tutto e vogliamo condividere questa testimonianza con chi ne ha più bisogno», dice don Andrea Pedretti, curato di Roncola San Bernardo, che guida l’associazione ed è l’instancabile “inventore” di molte iniziative benefiche e di solidarietà. «Leonardo - aggiunge - non ha mai mollato benché la patologia che lo affliggeva dalla nascita non gli permettesse di mangiare e gli provocasse dolori insopportabili. La sua famiglia ha tentato tutto, girando l’Italia, l’Inghilterra e poi gli Stati Uniti alla ricerca della cura. Negli ultimi anni si erano stabiliti in Ohio, al Nationwide Children’s Hospital di Columbus, lasciando tutto, tranne la speranza». Che adesso è pronta a rifiorire grazie all’ambizioso progetto denominato, appunto, “La casa di Leo”: «Sarà una struttura ricettiva interamente dedicata alle famiglie dei bambini ricoverati presso l’ospedale “Giovanni XXIII” - dice ancora don Andrea -. Costruire una struttura di questo tipo ci sta impegnando a organizzare iniziative ed eventi di raccolta fondi: ne abbiamo già realizzate molte, fra concerti, incontri e spettacoli vari: adesso è arrivato il momento di concretizzare quanto il grande cuore dei bergamaschi, e non solo loro, sta sostenendo con generosità».

Il progetto è definito; il terreno sul quale sorgerà la “Casa di Leo” è stato individuato, proprio nei pressi del “Giovanni XXIII”: «La struttura sta prendendo forma piano piano - conclude il sacerdote - e ciò accresce il nostro entusiasmo. Il nome di Leonardo non è stato scelto per caso: noi di Eos siamo certi che lui sta vegliando dal cielo su di noi: per questo vogliamo che questa casa sia quanto più accogliente possibile per ogni genitore».