Cardiologia, al Papa Giovanni XXIII il primato delle procedure offerte

Bergamo, l’ospedale è primo in Italia per il tipo di interventi possibili

Orazio Valsecchi, direttore Dipartimento cardiovascolare

Orazio Valsecchi, direttore Dipartimento cardiovascolare

Bergamo, 25 giugno 2016 - Primo centro in Italia per tipologie di procedure di cardiologia interventistica offerte ai pazienti. Ancora una volta l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, si impone a livello nazionale. Il nuovo primato emerge da un’analisi della Società italiana di cardiologia interventistica (Sici-Gise) che ogni anno raccoglie i dati di oltre 330mila procedure svolte nei laboratori di emodinamica italiani per suggerire programmi d’intervento volti a migliorare gestione delle risorse e appropriatezza clinica.

Sono 44 (sulle 47 monitorate) le procedure eseguite lo scorso anno dall’ospedale orobico: dall’angioplastica coronarica in corso d’infarto miocardico acuto con i più moderni stent, compresi quelli riassorbibili, alla sostituzione valvolare aortica per via cutanea, dalla riparazione della valvola mitralica con sistema mitraclip, alla sostituzione della valvola polmonare in età pediatrica fino alle più sofisticate tecniche di imaging intracoronarico.

«Abbiamo sempre sposato l’innovazione, basti pensare che l’approccio radiale, nato a Bergamo, oggi è utilizzato nell’80% dei casi trattati in Italia – sottolinea Orazio Valsecchi, direttore del Dipartimento cardiovascolare –. Seguiamo programmi chiari e di lungo periodo, evitando di testare tecniche destinate a casi isolati e senza una chiara prospettiva. Inoltre è sempre stata per noi fondamentale la cooperazione e lo scambio continuo di esperienze e capacità con i cardiochirurghi diretti da Lorenzo Galletti, ai quali ci lega un rapporto strettissimo di collaborazione, in modo da garantire l’innovazione e il meglio dell’assistenza cardiologica multidisciplinare».

L'ospedale di Bergamo si distingue anche per il “Protocollo di appropriatezza clinica per la gestione del follow up del paziente sottoposto a rivascolarizzazione coronarica percutanea”, che consente, ove applicato, di risparmiare una prestazione l’anno per ogni paziente e ridurre visite, esami inutili e di conseguenza di tagliare le liste d’attesa del 39%.

Il protocollo, nato a Bergamo da un’idea della cardiologa Roberta Rossini, prevede il calcolo del reale rischio clinico di un paziente sottoposto ad angioplastica. «Il protocollo – spiega Rossini – è stato condiviso con le altre società scientifiche cardiologiche e con la società italiana dei medici di medicina generale ed è stato pubblicato su una delle più importanti riviste americane di cardiologia interventistica». «Il protocollo – aggiunge Carlo Nicora, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni – dimostra che l’abitudine a misurare e valutare permette anche di mettere a punto modelli tesi a migliorare l’appropriatezza, la gestione delle risorse e le liste di attesa. Siamo sempre più impegnati a garantire innovazione, qualità e sicurezza per prenderci cura al meglio dei pazienti, il che non significa necessariamente fare di più, ma fare bene ciò che serve realmente a quel paziente».