Addio al cardinale Loris Capovilla, una vita a fianco di Giovanni XXIII

Aveva cent’anni, sarà sepolto accanto a David Maria Turoldo di GABRIELE MORONI

Il cardinale Loris Capovilla viveva nel paese di Roncalli

Il cardinale Loris Capovilla viveva nel paese di Roncalli

Il cardinale Loris Francesco Capovilla è morto ieri pomeriggio alla clinica Palazzolo di Bergamo, dove si trovava ricoverato da qualche tempo. Aveva compiuto cento anni il 14 ottobre dello scorso anno. Segretario di Giovanni XXIII, arcivescovo, cardinale dal febbraio del 2014, dopo il ritiro era vissuto in un primo tempo ad Arre, nel Padovano, per poi trasferirsi a Sotto il Monte, il paese natale di papa Roncalli. Ha trascorso gli ultimi anni a Ca’ Maitino, accudito dalle Suore Poverelle. Il cardinale Capovilla verrà sepolto, come aveva disposto, nel piccolo cimitero dell’abbazia di Sant’Egidio, a Fontanella di Sotto il Monte, accanto a padre David Maria Turoldo.

Sotto il Monte (Bergamo), 27 maggio 2016 - «È stato Papa Giovanni a definirmi e a volermi come ‘contubernale’, un termine che designa l’uomo di fiducia di un signore, di un religioso, di un politico, di un militare». Loris Francesco Capovilla, cardinale. Un secolo compiuto il 14 ottobre dello scorso anno, 76 anni di sacerdozio, 48 di episcopato (era il vescovo più anziano d’Italia), due di cardinalato. Dieci anni accanto prima al cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia, poi a Giovanni XXIII. Il lungo epilogo di una lunga vita trascorsa a Sotto il Monte, a Ca’ Maitino, la residenza estiva di Roncalli dal 1925 al 1958.

Il segretario di Papa Giovanni, così nella iconografia giovannea, nella fede popolare, nella memoria e oggi anche nella Storia, come se una esistenza centenaria fosse tutta racchiusa in quel decennio memorabile. La nascita a Pontelongo, nel Padovano, il 14 ottobre 1915. La famiglia si trasferisce a Mestre. Il padre, funzionario di uno zuccherificio belga in Polesine, tornato malato dalla Grande Guerra, muore nel 1922. Loris viene ordinato sacerdote il 23 maggio 1940 dal cardinale patriarca Adeodato Giovanni Piazza. I bombardamenti alleati su Mestre e Marghera rovinano la festa per la prima messa. Si succedono gli incarichi: coadiutore parrocchiale di San Zaccaria, assistente diocesano degli studenti delle medie, cappellano militare dell’aviazione a Parma, direttore spirituale dei ragazzi del seminario parmigiano.

Il 10 settembre 1950 il primo incontro con Roncalli, nunzio a Parigi, intervenuto a Venezia per una celebrazione. Si rivedono a Parigi all’inizio di febbraio del 1953. Il 15 gennaio Roncalli ha ricevuto la berretta cardinalizia dal presidente francese Vincent Auriol. Nello stesso giorno, nel concistoro, Pio XII lo ha designato patriarca di Venezia. Roncalli sceglie don Capovilla come suo segretario: «Semplicemente mi disse: ‘Tu vivi come me. Mi aiuti. Non mi stai in sottordine ma mi ascolti. Se qualcosa ti piace, mi dici che è bello e che pregherai il Signore perché mi aiuti. Se hai delle riserve, non mi dici nulla, perché sarò io a capirlo dal tuo silenzio e ti interrogherò». Il 28 ottobre 1958 il cardinale Roncalli diventa papa, è Giovanni XXIII. Capovilla è il segretario particolare del nuovo pontefice. Il mondo inizia a conoscere quel prete dal viso minuto, le lenti spesse, il sorriso che pare conservare qualcosa di fanciullesco. È Capovilla, la sera dell’11 ottobre 1962, giorno di apertura del Concilio, a convincere il pontefice ad affacciarsi alla finestra, da cui pronuncia l’indimenticato «Discorso alla luna», quello della carezza da portare ai bambini.

E poi la morte di papa Giovanni. Il ricordo di Capovilla era scolpito in una testimonianza straordinaria: «La notte fra il 30 e il 31 maggio 1963 si è prodotta la perforazione dell’intestino. I medici gli assegnavano dai tre ai cinque giorni di vita. Mi sono avvicinato al suo letto: ‘Santo Padre, devo fare quello che mi avete chiesto quando ho iniziato il mio servizio’. Ha teso le mani: ‘Ma io mi sento forte. Sarà bene sentire i medici’. Gli ho riferito il loro responso. ‘Se è così - mi ha risposto -, devo morire come si conviene a un prete, a un vescovo. Chiama il segretario di Stato, se c’è qualcosa da fare, da firmare. Chiama il mio confessore, mi confesserà e mi darà l’eucarestia’.

La visita del cardinale Amleto Cicognani, segretario di Stato. La confessione. Il congedo, una parola per tutti, dai porporati alle suore della cucina: «Addio, addio, o meglio arrivederci». Monsignor Capovilla si è tenuto per ultimo: «‘Santo Padre, vi ho servito, ho messo tutta la mia buona volontà. Mi sono sentito molto inadeguato. Perdonate le mie manchevolezze’. Ha messo le mani sulle mie. ‘Loris, io ho sopportato i tuoi difetti e tu hai sopportato i miei. Ma quello che importa è che non ci siamo soffermati a raccogliere le pietre che ci venivano lanciate da una parte e dall’altra della strada per rilanciarle. Abbiamo taciuto, abbiamo sofferto, abbiamo perdonato, abbiamo amato’. Mi ha detto altre parole che mi porto nel cuore per quando sarò io ad andarmene».

Per Capovilla verranno altri incarichi. Il 26 giugno del 1967 Paolo VI lo nomina arcivescovo di Chieti-Vasto e il 25 settembre 1971 prelato di Loreto, con il titolo di arcivescovo titolare di Mesembria, in Bulgaria, la stessa sede arcivescovile di Roncalli. Dopo il ritiro da Loreto, il 10 dicembre 1988, l’approdo a Sotto il Monte. Il 22 febbraio 2014 papa Francesco lo nomina cardinale. Parlando di papa Giovanni raccontava: «Non mi sono mai sentito all’altezza dell’arduo compito che mi era stato affidato dalla Provvidenza, ma posso dire che ho cercato sempre di servirlo al meglio delle mie capacità».