Sparò a un carabiniere, Filisetti incapace di intendere e di volere

Lo studente sparò con una pistola-fucile artigianale contro i carabinieri ferendo alla testa il maresciallo Massimiliano Dima di MICHELE ANDREUCCI

L'intervento dei carabinieri

L'intervento dei carabinieri

Calcio, 7 marzo 2016 - Totalmente incapace di intende e di volere al momento dei fatti. E' l'esito della perizia, disposta dal pm Maria Cristina Rota, effettuata dal dottor Massimo Filippini di Brescia su Massimo Filisetti, lo studente 24enne di ingegneria meccanica che la sera dell'11 dicembre scorso sparò con una pistola-fucile artigianale contro i carabinieri ferendo alla testa il maresciallo Massimiliano Dima, vicecomandante della stazione dei militari di Calcio, che aveva raggiunto l'abitazione della famiglia Filisetti, nelle campagne vicino a Pumenengo, per notificare al padre del ragazzo la revoca del porto d'armi da caccia: il proiettile si era aperto a raggiera e 30 pallini lo avevano centrato al capo; il militare si era salvato grazie al fatto che in quel momento portava il cappello d'ordinanza ed era chino sul cofano dell'auto di servizio a stilare il verbale.

Successivamente il giovane, con la madre, Ester Terzi, tentò la fuga in auto, con un contorno di colluttazioni in cui rimasero feriti altri quattro militari. Stando così le cose, Massimo Filisetti, che è accusato di tentato omicidio e che attualmente si trova rinchiuso nell'ex opg di Castglione delle Stiviere, non sarebbe imputabile, non in grado cioè di affrontare un eventuale processo.  Ieri mattina, invece, il giudice Ilaria Sanesi ha rinviato al 2 maggio il dibattimento che vede imputata la madre, accusata di resistenza e lesioni a publico ufficiale, in quanto il Centro psichiatrico sociale di Bergamo non ha ancora fatto pervenire la relazione sullo stato di salute mentale della donna, che ha chiesto di essere giudicata con il rito abbreviato (sconto di un terzo sulla pena finale).

La posizione del padre dello studente era stata definita il 12 gennaio scorso, quando l'uomo, Daniele Filisetti, 56 anni, operaio edile, aveva patteggiato una condanna a 9 mesi (con la condizionale) per resistenza a pubblico ufficiale. All'arrivo dei carabinieri, il 56enne si era barricato nella sua abitazione con la famiglia e per lunghi e concitati minuti non aveva più risposto agli appelli dei militari, che erano stati pesantemente insultati. Erano state due ore e mezza sul filo del rasoio, con tentativi di fuga da parte di Ester Terzi e di Massimo Filisetti che avevano quasi investito in auto e aggredito fisicamente quattro carabinieri e che avevano camuffato con dei biglietti scritti in pennarello le targhe della Fiat Punto della donna. In quei momenti concitati e non sapendo se la famiglia sarebbe rimasta barricata a lungo nella propria cascina,i vertici bergamaschi dell'Arma avevano contattato i colleghi del Gis, il Gruppo di intervento speciale dei carabinieri, le teste di cuoio specializzate in incursioni in situazioni difficili come quella di Calcio.