Giovedì 25 Aprile 2024

Maltrattano la figlia, assolti perchè incapaci. Il padre dovrà restare 2 anni in manicomio

Costringevano la bimba di sei anni a pregare in ginocchio, adorante davanti a un'immagine sul computer. Non ha più rivisto i genitori ed è stata affidata a una nuova famiglia di Michele Andreucci

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Casazza, 17 dicembre 2014 - Assolti perchè all’epoca dei fatti erano totalmente incapaci di intendere e di volere e quindi non sono imputabili. E’ finito in questo modo il processo, celebrato davanti al giudice Federica Gaudino, contro i due coniugi originari del Togo e residenti a Casazza, 33 anni la moglie e 35 il marito, finiti in manette due anni fa con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo le contestazioni i due avevano costretto la loro figlia di soli 6 anni a stare in ginocchio, all’interno della loro abitazione, in atteggiamento adorante e con le mani rivolte al soffitto davanti ad un computer accesso sul cui schermo, pare, vi fosse un’immagine religiosa. Una perizia disposta dal giudice, su richiesta del difensore dei due imputati, l’avvocato Marco Cortinovis, ha accertato che entrambi in quel frangente erano incapaci di intendere e volere.

L’uomo, però, è stato giudicato socialmente pericoloso e nei suoi confronti è stata disposta la detenzione per 2 anni in un ospedale psichiatrico giudiziario. La figlia, invece, dal momento dell’arresto non ha più visto i genitori: infatti, dopo essere stata consegnata ai responsabili di una struttura protetta, era stata successivamente affidata a una nuova famiglia. La vicenda era iniziata la sera dell’1 dicembre 2012, quando un vicino di casa della coppia aveva avvisato i carabinieri di Casazza, preoccupato dalle urla che provenivano dall’abitazione dei due. I militari, dopo aver bussato più volte, visto che nessuno rispondeva e apriva, erano stati costretti a sfondare la porta e fare irruzione. Avevano così trovato la bambina in ginocchio davanti al computer, con le braccia rivolte verso l’alto, come se stesse pregando. I genitori, invece, si erano scagliati urlando contro i carabinieri, tanto che quattro di essi erano rimasti contusi (da qui l’accusa di resistenza). Per il 35enne, incensurato e in Italia da dieci anni, si erano subito aperte le porte del reparto di psichiatria dell’ospedale di Bergamo, dove era stato piantonato per alcuni giorni e poi trasferito nella casa circondariale di Bergamo; la moglie, che era arrivata da poche settimane dal Togo con la bambina, era stata invece portata subito in carcere. I due coniugi, durante l’interrogatorio di convalida, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Erano stati scarcerati qualche mese dopo, nel marzo 2013.