Atalanta, Gasperini: genio e sgregolatezza

La fiducia ai giovani, i cambi di modulo e le scelte azzardate: l’ascesa di un tecnico non sempre capito

Gian Piero Gasperini

Gian Piero Gasperini

Bergamo, 7 febbraio 2017 - Se l'Atalanta si trova al quinto posto in classifica e sogna l’Europa gran parte lo deve al suo condottiero, Gian Piero Gasperini. Arrivato alla guida della Dea dopo tre anni sulla panchina del Genoa (e reduce dall’infausta esperienza con l’Inter), alla quinta giornata di campionato rischiava l’esonero dalla piazza di Bergamo. La stessa piazza che ora lo osanna. La storia racconta che prima della gara contro il Napoli nel girone di andata giocò d’azzardo puntando sui giovani e cambiando modulo. Un rischio, ma le sue scelte furono vincenti. Alla settima giornata arrivò proprio la svolta: i nerazzurri con gol di Petagna misero a tacere il Napoli e cominciarono a volare. In verità la sveglia dal torpore era già arrivata nel turno precedente grazie al successo per 3-1 in casa di un accomodante Crotone. Una vittoria che, di fatto, salvò la panchina di Gasperini. Ora la musica è diversa, l’Atalanta è la squadra rivelazione del campionato con vista sull’Europa e Gasperini è il tecnico più applaudito della stagione. Il suo segreto? Tanto lavoro e un pizzico di follia. Si racconta che sia esigentissimo sul lavoro, forse un po’ presuntuoso e permaloso.

Ma lui va avanti per la sua strada trovando a Bergamo forse la sua patria ideale. Da molti la squadra nerazzurra è stata indicata come il nuovo Leicester, ma non da Gasperini. Lui nel settore giovanile (in gran parte bergamasco), in un presidente orobico già giocatore dell’Atalanta ha visto invece “un nuovo Bilbao“: «La vera forza del nostro vivaio non è solo nel numero di ragazzi in gamba - ha detto Gasperini in una recente intervista - ma nel fatto che gente come Caldara, Conti, Grassi e Gagliardini e Sportiello giocavano insieme da più di dieci anni. Kessié è cresciuto qui, Petagna arriva dal Milan e Spinazzola dalla Juve, ma lo zoccolo duro è tutto bergamasco. Percassi, il nostro presidente, ha giocato con questa maglia ed è bergamasco. Credo che così sia più facile, quasi naturale, allestire un buon vivaio, trasmettere il senso d’appartenenza».

Ed è questa, certamente, una delle armi dell’Atalanta che viene fuori soprattutto nelle partite interne quando il «vecchio» Brumana, si trasforma in una sorta di fortino trascinando la squadra. Certamente ora già qualcuno metterà gli occhi addosso al tecnico 58enne di Grugliasco e addirittura domenica sera si è sparsa la voce di un interessamento della Roma, che con lui porterebbe anche Kessie. Ma Gasperini ha detto :«È una non notizia», non smentendo però la voce, quasi fosse un messaggio a Percassi. La voglia e l’ambizione di misurarsi in un top club, dopo la negativa esperienza interista, forse c’è e chissà se anche li riuscirebbe a trasmettere la cultura del gran lavoro e del gran sacrificio a giocatori che fondamentalmente hanno la pancia piena, anche se non hanno ancora vinto nulla».