Mercoledì 8 Maggio 2024

Atalanta-Roma, restano in carcere i sei ultrà arrestati. Ma i difensori rilanciano: tutto un errore

Non saranno processati per direttissima. Oltre a lesioni, resistenza e danneggiamenti il pm contesta anche il reato di devastazione. Il segretario generale del Coisp: "Daspo e tutte le altre carezzine che gli vengono riservate, non servono a nulla"

Tensione sugli spalti ad Atalanta-Roma

Tensione sugli spalti ad Atalanta-Roma

Bergamo, 24 novembre 2014 - Non saranno processati per direttissima i sei ultrà dell'Atalanta fermati durante gli scontri di sabato sera a Bergamo. I sei sono in carcere e vi resteranno per l'interrogatorio di convalida davanti al giudice per le indagini preliminari, Ciro Iacomino.  Oltre ai reati di lesioni, resistenza e danneggiamento, il pm Giancarlo Mancusi contesta ai sei anche il reato di devastazione: rischiano pene comprese tra gli 8 e i 15 anni. Con loro durante gli scontri sono finiti nei guai anche due minorenni, per i quali è invece scattata la denuncia a piede libero. Secondo i difensori invece, i sei ultras sarebbero stati presi per errore. Gli avvocati Federico Riva, Giovanni Adami e Antonio Radaelli hanno prodotto indagini difensive in base alle quali 30 testimoni hanno raccontato che i 6 finiti in carcere si trovavano con loro in un bar che si trova nel parcheggio di viale Giulio Cesare, davanti allo stadio. Stando al racconto dei testimoni, i sei, come tutto il gruppo, quando la polizia è avanzata, avrebbero subito alzato le mani: poi però sarebbero stati lanciati i lacrimogeni e l'intero gruppo si è dato alla fuga. Gli agenti, stringendo il cerchio, sarebbero riusciti a bloccare i sei, che sono rimasti incastrati fra due fuochi.

Dure invece le reazioni delle autorità: "Il Daspo e tutte le altre carezzine che gli vengono riservate, non servono a nulla": così Franco Maccari, segretario generale del Coisp, sindacato indipendente di polizia, ha detto dopo le violenze seguite alla partita Atalanta-Roma. "Ultras già sanzionati che, nella massima libertà, insistono nelle loro violenze dirette, tanto per cambiare, contro le forze dell'ordine - ha commentato -. Nel caso della gravissima aggressione avvenuta a Bergamo già alcuni sono stati individuati come presunti responsabili di aver tentato di uccidere i colleghi".

Secondo Maccari, "è ora di chiamare le cose con il nome appropriato e lanciare bombe con chiodi e bulloni vuol dire cercare di ammazzare qualcuno. Il Daspo e tutte le altre carezzine che gli vengono riservate, non servono a nulla. Bisogna che ciascuno si assuma la responsabilità concreta di ciò che fa, specialmente se lo fa per motivi futili come una partita di calcio o ignobili come l'odio verso le divise"