Scontri dopo Atalanta-Inter: chiesti 24 anni per gli ultrà

Il gup Bianca Maria Bianchi ha rinviato l’udienza al 30 settembre prossimo, quando la parola passerà ai difensori degli imputati e potrebbe anche arrivare la sentenza

Guerriglia Atalanta-Inter (De Pascale)

Guerriglia Atalanta-Inter (De Pascale)

Bergamo, 22 giugno 2016 - Il pm Carmen Santoro ha chiesto la condanna di tutti gli ultrà bergamaschi arrestati il 16 gennaio scorso, al termine della partita Atalanta-Inter, per i violenti scontri con le forze dell’ordine avvenuti in pieno centro cittadino, davanti ai passanti spaventati. Il gup Bianca Maria Bianchi ha rinviato l’udienza al 30 settembre prossimo, quando la parola passerà ai difensori degli imputati e potrebbe anche arrivare la sentenza.

L'accusa ha chiesto la condanna a 2 anni e 8 mesi per Mattia Carrara, 26 anni, di Ranica, e per Emanuele Moretti, 35, di Nembro. Due anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione sono stati invece chiesti per Lorenzo Taschini, 26 anni, di Petosino e per Adamo Cortinovis, 29, di Serina. Due anni e 6 mesi è infine la richiesta di condanna avanzata nei confronti di Davide Boffetti, 26 anni, di Almenno S.Salvatore; Giacomo Dossi, 24 anni, di Villongo, Francesco Piraino, 25 anni, di Lodi e Frederic Gotze, 23 anni, di Francoforte, appartenente alla tifoseria dell’Eintracht gemellata con la Curva Nord di Bergamo. In totale 24 anni e 6 mesi di carcere. Tutti saranno giudicati con il rito abbreviato che, in caso di condanna, consente di ottenere lo sconto di un terzo sulla pena finale. Ha chiesto invece di patteggiare una condanna a 2 anni con la condizionale Gianluca Piro, 18 anni, di Trescore Balneario. Giulio Bocchi, 22 anni, di Crema, non ha fatto richiesta di riti alternativi e, nel caso fosse rinviato a giudizio, affronterà il processo.

Gli imputati negano di aver preso parte agli scontri con la polizia: alcuni sostengono di essere stati alla Fara per guardare da lì la partita, altri di essersi trovati in mezzo alla gente che correva e di essere scapparti a loro volta. Nessuno, dicono, ha tirato sassi e fumogeni. Secondo le contestazioni, il giovane ultrà tedesco e gli ultrà nerazzurri avrebbero invece fatto parte del plorone che ha teso un agguato a un bus di tifosi interisti che stava attraversando il centro di Bergamo per raggiungere l’autostrada. Due bus rimasero danneggiati: erano scortati da polizia e carabinieri, ma erano stati fermati all’altezza di via Angelo Mai, grazie all’utilizzo di fumogeni e di fuochi d’artificio, esplosi per strada. Per proteggere i supporters dell’Inter era intervenuta la polizia e gli ultrà bergamaschi erano fuggiti verso Città Alta. L’inseguimento era proseguito fino a porta Garibaldi, con numerosi cittadini che dalle finestre delle abitazioni avevano indicato agli agenti i fuggiaschi, quasi tutti incappucciati e vestiti di nero.

Nei tafferugli erano rimasti feriti tre poliziotti, tra cui un’agente donna che guidava una pattuglia ed era stata colpita alla testa da un sasso (per fortuna indossava il casco). I tre si sono costituiti parte civile al processo e, assistiti dall’avvocato Christian Berner, hanno rifiutato la proposta di risarcimento avanzata dagli ultrà.