Acido muriatico nell’acqua della moglie, caso archiviato: il marito non voleva uccidere

Nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto aveva detto di non aver mai avuto alcuna intenzione di uccidere la moglie, con la quale era sposato da 39 anni: "Volevo solo provocarle un malore, per convincerla a restare in casa"

Un bicchiere d'acqua (La Presse)

Un bicchiere d'acqua (La Presse)

Bergamo, 30 settembre 2014 - Il Gip Raffaella Mascarino ha accolto la richiesta del pm Carmen Pugliese e ha archiviato il procedimento contro E. B., 68 anni, di Dalmine, finito in manette nel marzo 2013 con l’accusa di aver cercato di uccidere la moglie versando alcune gocce di acido muriatico nella bottiglietta di acqua minerale della consorte, una donna di 62 anni, con la quale era sposato da 39. In un secondo momento l’imputazione era passata da tentato omicidio a lesioni volontarie. A far cambiare le carte in tavola erano stati gli esiti della consulenza tecnica commissionata dal pm: l’acido muriatico che il pensionato aveva messo nella bottiglietta d’acqua della moglie non era in quantità e concentrazione sufficienti per essere letale, né per provocare lesioni. Sulla scorta di queste risultanze, B. era stato scarcerato e il pubblico ministero aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari di archiviare il fascicolo. Cosa che il gip ha fatto ai primi di settembre, nonostante l’opposizione dei legali della consorte. 

Nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto, che si era tenuto ai primi di aprile del 2013, il 68enne aveva ammesso tutto, chiarendo però di non aver mai avuto alcuna intenzione di uccidere la moglie: «Volevo solo provocarle un malore, per convincerla a restare in casa — aveva affermato davanti al gip — Lei, infatti, organizza spesso pellegrinaggi, ascolta Radio Maria tutto il giorno, è molto attiva e c’è sempre gente in casa». La vicenda era iniziata tra il gennaio e il febbraio del 2013, quando la moglie di E. B., dopo aver bevuto come di consueto dalla bottglietta d’acqua che era solita lasciare in cucina e usare nel corso della giornata, aveva avvertito un bruciore improvviso alle labbra. Aveva così deciso di far controllare il liquido e le analisi avevano confermato che all’interno della bottiglietta era stato versato dell’acido muriatico. In casa, inoltre, tra i medicinali del marito la donna aveva scoperto un flacone di acido con tanto di contagocce. I suoi parenti le avevano suggerito di installare una microcamera e di piazzarla in cucina: in quel modo era riuscita a riprendere il coniuge mentre versava il veleno nell’acqua. E , a quel punto, era scattata la denuncia.

di Mi.An.