LIBRI A CONFRONTO DI ANTONIO CALABRO' Marmellata mediatica. E istruzioni per l'uso

Non c'è viaggio che non finisca in un racconto e non c’è racconto che non riguardi il viaggio. La lezione di Walter Benjamin, critico inquieto e girovago, coglie la sostanza della letteratura. E va ricordata accanto a quella del sedentario Marcel Proust, secondo cui il vero viaggio di scoperta non consiste nell’andare in nuovi posti, ma nell’”avere occhi nuovi per vedere”

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Non c'è viaggio che non finisca in un racconto e non c’è racconto che non riguardi il viaggio. La lezione di Walter Benjamin, critico inquieto e girovago, coglie la sostanza della letteratura. E va ricordata accanto a quella del sedentario Marcel Proust, secondo cui il vero viaggio di scoperta non consiste nell’andare in nuovi posti, ma nell’”avere occhi nuovi per vedere”. Andare, anche solo con la fantasia (lo ha mostrato Emilio Salgari, no?). E scriverne. Giuseppe Lupo, in “Atlante immaginario – Nomi e luoghi di una geografia fantasma”, edito da Marsilio, parla di Matera e Lugano, New York e Gerusalemme, la Lucania dell’infanzia (“Il Sud per me non è una geografia ma un continente della mia coscienza”) e la Milano dell’adultità, ricordando anche il genio creativo di Leonardo e le pagine di Gadda, Bianciardi e Sinisgalli. E, in un bell’atto d’omaggio alla memoria e alla letteratura, come strumento della preparazione del futuro, scrive: “Dall’epoca di Omero gli scrittori tappezzano la terra di piccole e grandi mappe“. E anche “Ariosto, Cervantes, Kafka, Vittorini, Faulkner, Garcia Marquez sono inventori di geografie, non soltanto di storie”. Già, i poemi greci, l’Iliade, l’Odissea... Eva Cantarella, con la maestria data da solida cultura e sapida capacità di scrittura, in “Ippopotami e sirene” racconta per Utet “i viaggi di Omero e di Erodoto”, mettendo a confronto la forza del mito e la più fragile e contrastata “verità della storia”, l’epopea degli eroi con la curiosità accogliente dell’antropologo che, anticipatore del multiculturalismo, illustra per esempio quel che la civiltà egiziana ha insegnato a quella greca. 

Un libro come stimolante confronto di punti di vista, viaggio nel viaggio, appunto: “Ciò cui si riferisce Omero quando descrive mondi inesistenti è la realtà capovolta della terra in cui vive, l’opposizione tra grecità e barbarie. Erodoto invece utilizza il mondo reale, i luoghi e i regni che lo costituiscono per conferire fascino e originalità a culture molto diverse dalla sua. O, meglio, dalle sue, parte greca e parte persiana. Le sue ‘Storie’ sono una grande introduzione, a metà tra la favola e un manuale, sulla vastità del mondo, che raccontavano ai Greci, da decenni impegnati sul fronte delle guerre con la Persia, quel che esisteva al di là dei loro confini. Erano dei racconti grazie ai quali voleva far capire quanto il mondo era grande, vario e affascinante”. Viaggiare, comunque. E imparare a vedere. Come conferma un grande scrittore, Charles Dickens, nelle pagine di “Il viaggiatore senza scopo”, memorie raccolte a cura di Giovanni Puglisi e Gabriele Miccichè per Bompiani (con un importante apparato di illustrazioni). Ritratti di luoghi, della Londra vittoriana e della campagna inglese. E di persone, gentiluomini e furfanti, marinai e incompetenti cavallerizzi. Il divertimento sta nel seguire l’occhio curioso e la mano di brillante scrittura. Un libro prezioso. Libro intrigante e stimolante, come del resto tutti i suoi precedenti, è invece “Mahahual” di Pino Cacucci, Feltrinelli: il Messico rivisitato, sino alla punta della penisola dello Yucatán, in un villaggio dove ancora si conserva memoria di corsari inglesi all’assalto delle ricchezze spagnole e di pirati feroci e libertari, di re maya e soldati spagnoli che si schierano con gli indios perseguitati, di fiere donne ribelli come Elvia Carrillo Puerto e astuti navigatori, come El Genovés. Un’epopea di controverse figure. Che meritano comunque ricordo e racconto. Ecco, a che servono viaggi e letteratura.