Milano, 24 luglio 2012 - "Non ordinate, chiedete". E' questo il motto di Sara Tagliati, esperta istruttrice cinofila nata nella campagna del Varesotto a Cueglio. Ingegnere "pentito", tredici anni fa ha deciso di dedicarsi al mondo a quattro zampe, con un obiettivo: migliorare la qualità di vita di proprietari e cani. Tanto impegno e passione, decine di workshop e stage all'attivo per la pioniera dei corsi in piscina, formato quadrupede.

Come ha iniziato?
"E' stato un percorso lungo. Sono cresciuta in un ambiente rurale, in campagna e ho sempre avuto dei cani abituati a vivere all'esterno, in fattoria. Quando è stato il momento di scegliere l'università ero indecisa tra scienze naturali, veterinaria e ingengneria. Però, come spesso capita a quell'età, ero insicura su ciò che volevo fare, ma avevo le idee chiare su cosa non volevo fare: non volevo insegnare, anche se era quella la strada intrapresa con il diploma da maestra. Alla fine ho scelto ingegneria".

Da ingegnere a esperta di animali, quindi.
"Ho capito che quella era la mia strada dopo la laurea. Lavoravo in Svizzera e facevo la tipica vita d'ufficio. In quel periodo avevamo regalato un cucciolo, Kelly, a mio padre ma lo seguivo principalmente io. Non si trattava di un cane facile e in quegli anni ho iniziato a fare dei corsi. Poi ho deciso di chiudere e ricominciare. Ormai sono passati tredici anni".

Il suo è un mestiere certamente non tradizionale. Come si definirebbe?
"Sono essenzialmente una persona che fa da traduttore tra le esigenze della persona e le caratteristiche del cane. Il mio obiettivo è quello di risolvere i problemi delle persone migliorando la qualità della vita dell'animale. Infatti spesso da parte dei padroni può esserci una scorretta gestione del cane: c'è quindi anche una parte comportamentale, non c'è solo l'addestramento agility".

Chi è il suo cliente tipo?
"Non c'è un target a livello sociale: si va dall'anziana classe '38 al giovane diciottenne che viene a lezione accompagnato in auto dai genitori. Con ogni persona cerco di avere un approccio diverso. E' molto importante anche l'età dei cani: ultimamente, anche grazie a una maggiore sensibilizzazione dei veterinari, arrivano da me molti cuccioli, dai due ai quattro mesi. Prima arrivavano soprattutto quelli che io scherzosamente chiamo "giovani vandali", cani dai quattro agli otto mesi: ma è come mandare il proprio figlio a scuola per la prima volta a diciotto anni. In questo caso bisogna distruggere e ripartire.

Cosa cerca chi si rivolge a lei?
"Vogliono avere un cane gestibile, avere la libertà di scioglierlo in presenza di altri cani.Gli animali di città sono abituati alla dimensione della aree a loro dedicate. Per chi abita in campagna è diverso".

Lei indirizza le famiglie nella scelta della razza. Quanto è importante?
"E' importantissimo. Non bisogna scegliere basandosi su uno standard fisico. Perché spesso ciò che si vede all'esterno non corrisponde alle caratteristiche effettive dell'animale. In questo modo o il cane o il proprietario sono destinati a soffrire, adattandosi forzatamente l'uno all'altro".

Tra le opportunità proposte c'è anche quella dell'attivazione mentale. In che cosa consiste?
"E' una pratica che arriva dalla Svezia, importata in Italia da Paolo Villani. Si tratta di una sorta di "Settimana Enigmistica" per i cani, con problemi da risolvere. E' particolarmente indicato per gli animali depressi o rinunciatari. E' una tecnica molto interessante ma in questi casi va conosciuto il protocollo e soprattutto bisogna prestare attenzione a cosa si insegna. Se con questi giochi un cane impara ad aprire una porta poi bisogna tenerne conto".


In questi anni c'è stato un fiorire di reality e programmi tv dedicati agli animali. Cosa ne pensa?
"Li trovo più dannosi che utili. Quando sono fatti bene si perde comunque parte del lungo lavoro fatto: perché tra le fasi di lavoro passano anche sei mesi, mentre in televisione i risultati sembrano sempre immediati. Si rischia la "sindrome fast food". In altri casi sono invece applicate teorie vecchie di trent'anni. Purtroppo si prende sempre per oro colato quello che apssa sullo schermo".

Che consigli darebbe a chi vuole intraprendere la sua strada?
"Inziare con il proprio cane, fare tanti corsi a spot, stage e tirocini. Fare volontariato in canile. E' importante sentire tanti punti di vista e non affidarsi troppo a un solo "guru". In più la formazione è continua, in costante aggiornamento".

Progetti per il futuro?
Una location con attrezzature e terreno idoneo. E continuare a fare questo lavoro mantenendomi. Un percorso non facile, ma è un mestiere nel quale non ci può essere spazio per improvvisazione.

di Cecilia Daniele