2009-08-19
— SONDRIO —
«CREDO che l’alpinismo e l’escursionismo in montagna non si limitino alla camminata o alla scalata per raggiungere una meta con il punto di arrivo costituito da una polenta taragna con annessi e connessi. La montagna è cultura; ed è ciò che manca alla maggior parte degli italiani, mentre è una caratteristica propria degli stranieri. Svizzeri e tedeschi non puntano solo sull’exploit o per la “mangiata” finale: per loro la montagna è un insieme di cose, è storia, è culto delle tradizioni, è scoperta della natura e ricerca dei valori che gli uomini della montagna hanno trasmesso sino a noi».
Popi Miotti, noto alpinista residente nel capoluogo valtellinese e scrittore di libri di montagna, traccia un profilo di chi va per monti e valli al giorno d’oggi.
«Credo che, tra gli italiani e tra i giovani in particolare, spesso manchi proprio la curiosità, ma anche la voglia di impegnarsi. Il problema, visto da un’altra angolatura, si pone anche perché mancano dei piccoli quanto indispensabili interventi che non stravolgano l’ambiente naturale. Faccio un esempio prendendolo in prestito dalla vicina Svizzera: lì vengono messi dei bollini catarifrangenti lungo le vie notturne di avvicinamento alle ascensioni. Prendiamo il caso della parete Nord del Bernina: una volta si perdeva molto tempo all’inizio del percorso per trovare la strada in mezzo a pietre e gandoni; oggi questa parte è ben segnalata, così l’alpinista può spendere le migliori energie nell’arrampicata. Rendendo più sicuri e riconoscibili certi sentieri si può aumentare l’interesse per la montagna stessa. Se in Valmalenco è stato fatto un bel lavoro in questo senso, non altrettanto si può dire dell’Alta Via delle Orobie, un territorio che andrebbe valorizzato maggiormente dalla Provincia e dal Parco evitando le difformità esistenti oggi tra i cartelli di una e dell’altra Comunità montana».
Miotti, poi, chiede più manutenzione soprattutto laddove le escursioni sono segnalate sui libri e manuali: «Tempo fa abbiamo presentato con l’Ersaf il Sentiero dei Ciclopi in Valmasino – conclude l’alpinista – ma che senso ha tutto questo se poi non viene gestito e mantenuto in funzione?».
Paride Dioli