{{IMG}} 2009-09-10
— MANTOVA —
NELL’ORMAI triennale progetto del Festivaletteratura «La galassia sommersa», che intende riscoprire autrici ingiustamente trascurate, entra di diritto quest’anno Anna Zuccari, conosciuta (e dimenticata) con lo pseudonimo di Neera. Milanese, rimasta orfana, visse in precarie condizioni economiche finchè il matrimonio con il banchiere Emilio Radius non la riportò alla tranquillità economica, consentendole di dedicarsi alla letteratura. Sono stati Antonia Arslan (l’autrice di origine armena dello sconvolgente “La masseria delle allodole“) e Gianluca Baio a sostenere con calore ieri in un incontro affollatissimo al Teatro Bibbiena la necessità di sdoganare la produzione di questa autrice prolifica (poco meno di 50 opere) e molto apprezzata dai suoi contemporanei. Tanto che un editore francese le propose, previo qualche taglio, la pubblicazione del suo romanzo «L’indomani». Lei rfiutò, pur di non sacrificare la sua creatura.
«L’indomani» è l’ultimo libro di una trilogia che l’autrice pubblicò con grande successo tra il 1886 e il 1889, e il primo di questi, «Teresa», è stato ripubblicato da Il Poligrafo grazie alla associazione Aidda, che sostiene l’imprenditoria al femminile. «Come mai, si è chiesta Arslan, che ne cura la ristampa, Neera sia stata cancellata, e insieme a lei altre figure interessantissime, come quella della Marchesa Colombi, che scrisse il delizioso “Matrimonio in provincia“, resta un mistero. E un’ingiustizia». La protagonista del romanzo è un personaggio vivissimo, che rappresenta al meglio quella giovane donna che la scrittrice intendeva raccontare nei suoi romanzi. Una giovane la cui educazione è improntata al non sapere, che vive una triste vicenda amorosa che si conclude tristemente, ma non in dramma. «Alla lombarda», dice Arslan. Un romanzo femminista, in un certo senso. Proprio quando Lombroso categorizzava la subordinazione delle donne rispetto ai maschi.
L.S.